Il primo a intuire la relazione positiva tra dieta e malattie quali diabete, bulimia, obesità, fu il medico nutrizionista italiano Lorenzo Piroddi nel 1939.

Ma è solo grazie al professore americano Ancel Keys che, nel 1952, si iniziò a parlare di “dieta mediterranea”. Il professor Keys fornì le prime evidenze comparative tra soggetti americani e soggetti residenti nel bacino del mediterraneo sul rischio di malattie dell’apparato cardiocircolatorio in relazione ai consumi alimentari.

In seguito a questi primi risultati prese avvio la famosa ricerca “Seven Countries Study”, basata sul confronto dei regimi alimentari di 12.000 persone di età compresa tra 40 e 59 anni, sparse in sette Paesi del mondo.
I risultati dell’indagine non lasciarono dubbi: la mortalità per cardiopatia ischemica (infarto) risultò molto più bassa presso le popolazioni mediterranee rispetto ad altri paesi con una dieta ricca di grassi saturi (burro, strutto, latte e suoi derivati, carni rosse).

A partire da questi studi si è diffuso il concetto di “dieta mediterranea” e dei suoi effetti benefici sulle persone.
La dieta mediterranea si basa sul paradosso che i popoli che vivono nelle nazioni del Mediterraneo consumano quantità relativamente elevate di grassi ma, ciò nonostante, hanno minori tassi di malattie cardiovascolari rispetto alle popolazioni nella cui alimentazione sono presenti livelli simili di grassi animali.

La spiegazione è che la gran quantità di olio d’oliva usata nella cucina mediterranea controbilancia almeno in parte i grassi animali.

A dimostrazione di questa spiegazione, uno dei più famosi epidemiologi del mondo, il dottor Willet, ha collocato alla base della nuova piramide nutrizionale l’olio di oliva per le sue riconosciute proprietà antiossidanti e protettive nei confronti di diverse malattie, in particolare quelle cardiovascolari e degenerative.

Questo significa che gli ambienti scientifici USA consigliano di assumere giornalmente l’olio d’oliva come principale fonte di grassi, relegando il burro ai vertici della piramide, vale a dire tra gli alimenti da consumare con estrema cautela.

Nell’alimentazione dell’adulto, i grassi dovrebbero fornire dal 20 al 30% delle calorie totali. I grassi monoinsaturi (come l’acido oleico che prevale nell’olio d’oliva) possono arrivare a coprire anche fino al 15% delle calorie totali, questo perché riducono i livelli di colesterolo “cattivo” (LDL) senza abbassare quello “buono” (HDL). I grassi saturi di origine animale dovrebbero invece restare al di sotto del 10% delle calorie totali.

I benefici della dieta mediterranea sono molto importanti per i suoi effetti positivi sulla salute. Tale regime alimentare si rivela in grado di proteggere il corpo umano nei confronti di malattie cardiovascolari, tumori, probabilmente allergie e asma e nuovi studi mostrano come possa avere effetti protettivi sul cervello.